Abbonamento sonico e la caviglia nuova salva il film.

Porca miseria! La mia imprecazione preferita degli ultimi 3 miniti imperversava nella mia mente all’apparizione del rifiuto di accesso alla pagina

Fin da piccolo non mi piacevano i rifiuti ed i limiti, a maggior ragione se imposti dal mio sito.. suonava tutto come un tradimento bello è buono.

Sullo schermo con un imprecettibile sfarfallio tipico della Matrix che ti sfotte, capeggiava immobile la scritta: Accesso riservato agli amici abbonati

Ricupero la calma pensando che tutto sommato me la sono fatta da solo, mi travesto da ignaro utente e leggo il restante testo.

Clicco sulla possibilità di accesso per un solo mese e subito mi arriva il form con l’iscrizione.. torno indietro alla pagina bloccata e vedo le altre possibilità collegandomi al link sotto dove trovo una marea di opzioni.. addirittura omeopatia (!) che permette di farsi i rimedi a casa.

Scelgo l’opzione Newbe 3mesi, provo il pagamento che funziona e ritorno alla pagina. Inserisco user e password, clicco su ricordami così non devo più farlo e tadaaaaaa la pagina si apre! 

Facile facile.. ora finalmente posso fare un trattamento alla caviglia della mia compagna che poche ore prima, inseguendo al solito il cane fuggitivo, aveva preso una storta in un cratere nascosto.

Questa sezione nasce per i trattamenti estetici ma può essere utilizzata anche per altre esigenze quotidiane. 

Inserisco il suo nome, scelgo rigenerazione cellulare, aggiungo nelle informazioni opzionali i termini ‘caviglia sana’ (avrei anche potuto scrivere dolore inversione ma preferisco sempre utilizzare il positivo) e via, carico le info sulla mia cassa. 

Guardo tutte le altre possibilità per fare il trattamento al meglio e clicco opzioni avanzate, dedicate ai master con molti più settaggi disponibili.. tanto l’ho inventato io, come diceva un noto film: “che bello essere il re..

Vedo che si aggiungono altre impostazioni utili quali la email per l’invio del riassunto di ciò che viene fatto, la voce inversione, gli altri programmi con cui trasportare le informazioni indicate (ricordate? Informazione+frequenza +energia=materia) tra cui la 432hz oppure energia, armonia, coordinazione e un sacco di belle cornicette tra cui scegliere (le onde della matrice.. ridacchio e penso: sapessero le persone quante informazioni ci sono in quei semplici disegni, altro che carine cornicette). 

Sotto, una volta caricate tutte le informazioni, troviamo molte altre frequenze tra cui scegliere, i gradienti organizzati secondo le direzioni ordinali che permettono di aprire l’informazione in una direzione specifica del corpo in modo da poter lavorare con più precisione, come raccontato nel corso master. 

Decido che per l’occasione basta il pannello base e di usare la cassa a conduzione che va bene nella materia grezza, al posto del Jackal..

La collego via Bluetooth, la piazzo sulla caviglia, faccio partire la frequenza e via! In soli 3 minuti circa l’informazione è penetrata e il dolore è già molto meno!

Missione compiuta e la compagna può di nuovo portare il cane, così continuo a finire di guardarmi in pace la tele. 

Il suono dell’eterna giovinezza

SONO FINALMENTE ARRIVATE!!!! Non stavo già più nella pelle (ultimamente capita spesso).. era un progetto che avevo nella testa da tempo ma mancava il pezzo tecnologico per realizzarlo ed ora era lì davanti a me.. se ne dice tante ma cavoli, Santa Cina, un oggetto così, artigianalmente, sarebbe stato impossibile da realizzare in quelle dimensioni e sarebbe costato troppo.. 

diventava qualcosa per pochi eletti, invece  così tutti lo possono avere..

In un lampo apro il sacchetto e le trovo lì: le nuove casse audio a conduzione collegabili Bluetooth, anche in coppia con effetto “trattamento stereo”. 

Le casse a conduzione, chiamate anche exciter per l’emozione che provocano quando apri il sacchetto(!), sono altoparlanti con una piastra vibrante che trasmette il suono a qualsiasi superficie siano appoggiate. La prima realizzazione risale a tanti anni fa quando si usavano, applicate ai cofani delle auto, per dare un bel timbro al motore. Si vedevano della Panda viaggiare e fare il rumore da Ferrari. Mamma che ridere..

Poi sono arrivate le cuffie auricolari che si connettevano alle ossa del viso lasciando le orecchie libere di sentire rumori esterni. Queste mi convincevano meno perché, a seconda della frequenza che usciva, cambiavano le inerzie del corpo e potevano creare qualche danno.. era comunque un oggetto intrigante e,  col suono giusto.. entravano dritte dritte nei campi che tengono assieme la materia

Qualche tempo fa abbiamo incontrato un amico musicista, DS, appassionato insegnante di musica informatica che aveva inventato un suo software con cui si divertiva a fare trattamenti di benessere con i suoni. L’avevamo messo sulla Keope e, pochi giorni dopo aver vibrato parecchio (hihi), eravamo noi ad essere appesi al soffitto di casa sua in un bozzolo sintetico a ricevere frustate musicali.. (il karma colpisce sempre).

Pratiche sadomaso a parte, era stata un esperienza interessante e nei giorni successivi aveva portato bei risultati. Noi siamo abituati alle onde di pressione silenziose ed efficaci e l’idea di usare i suoni musicali era riservata alle frequenze genomiche collegate alla Keope

Queste casse per noi erano una bella soluzione, una via di mezzo tra le onde magnetiche e le onde sonore… Una bella esperienza integrativa per chi era abituato ai nostri prodotti..

Abbiamo allora creato una nuova pagina, provocatoriamente chiamata “Puntura sonora”, poi cambiato con un più tranquillizzante, Trattamento Sonico. Doveva essere una procedura semplicissima e dare la possibilità di inserire informazioni, tramite l’etichetta aptica, sul campo generato dalla cassa.

Vedendo questo ben di dio davanti a me, ho applicato le etichette aptiche connesse al sito, acceso il Bluetooth e accoppiato le casse al cellulare.. mi sono preso anche la libertà di rinominarle schiacciando l’icona “I” a lato e la scritta connected appare sotto a Sonic, il nuovo nome che ho dato alla cassa, lo storico porcospino blu che corre più veloce della luce. 

Rifletto sul fatto che i campi generati dalla cassa sono conici come le spine e l’etichetta applicata sopra lavora sull’ultravioletto, tutto come l’animale fumettato. Direi che a questo punto non rimane che vederne gli effetti che si presenteranno più veloci della luce. 

Ridacchio da solo.. poi mi osservo da fuori e mi do un contegno dignitoso.

Fotografo il Qr dell’etichetta per vedere che tutto funzioni bene e vengo proiettato nella pagina del sito. Tra i programmi estetici scelgo antirughe, lo carico premendo il pulsante sul sito e infine, una volta arrivata la conferma, faccio partire il suono che espande l’informazione

Immediatamente “schiaccio” la cassa sulla prima guancia a portata di mano, quella dell’imperturbabile signora che, mi accorgo, aver assistito a tutta la scena e che attendeva impaziente la mia attenzione dicendole di muoverlo un po’.. Lei, soddisfatta di essere finalmente considerata un po’, brandisce il nero dischetto e inizia a goderselo.

Passano circa tre minuti e il suono finisce.

Allo specchio, per la gioia della ben capitata, il nostro gruppo al completo osserva gli effetti: aveva a sinistra la pelle liscia come il sederino di un bimbo (esagero ovviamente) e a destra tutte le rughe.. Penso: porca miseria, funziona bene!! 

Ma una vocina lontana dai miei esuberanti pensieri si insinua e chiede con un sorriso timido: “Posso fare anche l’altra guancia che stasera esco?”

p.s. Curiosi di avere la cassa? Non è ancora nello shop, contattateci e vi diremo come fare 😉

Prove tecniche e scientifiche

C’era una calma apparente che nascondeva quasi incredulità. I nostri partner erano appena tornati dal laboratorio dove avevano fatto tutti i test scientifici possibili per validare ciò che già sapevamo ma non era ancora stato visto oggettivamente.

Ora c’era tutto ed eravamo pronti per pubblicazioni ed articoli su questa rivoluzionaria tecnologia che aveva confermato di avere effetto immediato sulla materia ma anche di trasmettere senza limiti di distanza le informazioni ed i programmi frequenza oltre che rendere l’informazione sufficientemente densa da essere equivalente se non superiore in efficacia alle molecole create chimicamente in laboratorio.

Un passo per volta: prima di tutto avevamo bisogno di testare in maniera oggettiva una serie di intuizioni ed apparecchi creati che, con la loro emissione naturale o scelta dall’operatore, sapevano modificare gusto e aroma oltre che densità degli elementi appoggiati sopra.

Volevamo vedere cosa capitava all’interno della materia oltre che al campo invisibile attorno e non era un’azione facile poiché per certe misurazioni è difficile scegliere l’apparecchio adatto: il rischio è non vedere il cambiamento anche se c’è.

Il primo apparecchio utilizzato è stata una spettrometria, che permette di analizzare la composizione degli elementi ed il loro comportamento nell’ambiente attorno. Ogni elemento in materia ha una propria vibrazione e reagisce in un determinato modo agli agenti esterni . Ci sono mappature archiviate negli anni dai vari scienziati, che consentono di analizzare le curve e i dati in uscita, identificando le composizioni.

La prima prova è stata con un vetrino di microrganismi, prima senza nulla poi a cui era stato applicato uno dei nostri risuonatori (simile al disco Ego). Poi via all’irraggiamento e così l’uscita delle due curve di analisi. Ovviamente le due curve erano differenti (ma questo avviene normalmente poiché a meno di avere un materiale completamente inerte sotto, vi è sempre interazione).

Da qui il secondo test dove da Torino, tramite un JackAl abbinato alla piastrina bolognese mandavamo programmi di informazione e frequenza vedendo modifiche sostanziali al campo di emissione e assorbimento, in piena sincronia temporale con l’accensione e lo spegnimento del player. Questo già molto più interessante ed innovativo: l’utilizzo dimostrato è di poter inviare programmi e frequenze tra elementi entangled senza limiti di distanza. Un nuovo sistema per le trasmissioni che avverrebbe punto-punto, senza ritardi e possibili erosioni ambientali.

Con il terzo test abbiamo inviato programmi che utilizzavano le Logiche della Matrice per modellare il campo e vedere quanto fosse la permanenza nel tempo della modifica: una volta inviato il programma frequenza specifico, i microrganismi rimanevano modificati e non modellavano più il loro comportamento nonostante non fossero isolati dalle interazioni di contorno. Questo molto interessante ed innovativo poiché come applicazione permette di modellare la materia in base alla composizione di informazioni e frequenza ed ottenere modifiche fisico-chimiche degli elementi trattati in maniera permanente.

Quarto test è stata la vera sfida. Volevamo comprendere fino a che limite ci si poteva spingere: abbiamo testato l’inserimento in un liquido di un “programma condizionato” ovvero questo doveva modificare il suo comportamento non immediatamente ma al verificarsi di una condizione specifica con variabili che cambiassero i risultato ovvero il liquido doveva cambiare all’evento e in modo differente in base alla condizione trovata nell’ambiente al momento. Abbiamo generato volontariamente quattro condizioni diverse, una nulla e tre che attivassero la modellazione. Il test è stato effettuato con successo, con risultato nullo per la condizione non verificata, e variabile come richiesto per le tre condizioni attivanti successive.. incredibile.
Come si può applicare una tecnologia di questo genere? Creare un disco o un’etichetta che, applicata su una bottiglia, attraverso la sua superficie programmata può modificare, in base alle caratteristiche magnetiche della persona che utilizza il prodotto, il campo dell’elemento interno, personalizzandolo per la sua massima esperienza ed efficacia. Definendone magari anche un’azione attivante, un tempo di funzionamento e una data di scadenza. Oppure un elemento applicato ad una racchetta da tennis, che accelera o rallenta le correnti magnetiche attorno, in alcune specifiche posizioni della sua superficie, cambiandone il modo in cui si muove nello spazio!

Oggi stiamo ancora pianificando nuovi test di laboratorio per vedere fino a che punto possiamo spingerci ma già oggi, con consapevolezza sappiamo di avere a disposizione una tecnologia che è avanti anni luce rispetto a quelle in utilizzo attualmente e che può portare benefici a tutti nel miglioramento della qualità di vita e sostenibilità nell’ambiente.

Approfondimenti:
Studi, esperimenti e ricerche di John Stuard Reid
CERN, The Origin of Mass and the Nature of Gravity, 2023
Relazione e commenti di Nassim Haramein, Dr. Cyprien Guermonprez e Dr. Olivier Alirol
CNR IOM, Studi sulla corrente chirale (alla base delle nostre nanotecnologie), 2024
Gruppo BCI e gruppo Svedese utilizzo radiazioni di bassissima intensità per la modifica delle caratteristiche degli elementi materiali, Dossier luglio 1978
Sonoluminescenza, video introduttivo con esperimenti / a star in a jar
Steven J. Ruuth, Seth Putterman, Barry Merriman, Molecular Dynamics simulation of the response of a gas to a spherical piston: implications for sonoluminescence, 2002
Tecnologia Saser, Bristol University
Studi e test di W.R. Adey, la finestra di Adey
D. Schiena Sterza “Fenomenologie anomale e nuova fisica” di Renzo ed.
M.W. Ho, Conference on physics, chemistry and biology of water, 2014
E. Del Giudice in Ambiente epigenetica e processi adattativi, 2013
G.H. Pollack, Water, cells and life, Tedx NY 2009
G. Vithoulkas, “The science of homeopathy”, Groove press inc., 1980

Il Faraone e le correnti magnetiche

Wow… era l’unico suono uscito dalla bocca dell’esploratore, associato al suo sguardo, acceso di una luce quasi innaturale, una luce che arriva da dentro, come quello che hanno i bambini stupiti quando giocano.

Era appena sceso dalla Keope e prima di farne l’esperienza ne aveva contestato tutto, dalle forme al concetto, ai campi, tutto insomma.. 

Io, imperturbabile in viso, dentro ridevo e mi godevo lo stupore, sapendo che questa esperienza avrebbe cambiato molte cose della sua vita.

Keope è entrata nella mia vita in un modo decisamente strano, come tutte quelle cose che sono ‘vivamente’ consigliate dal campo e, volente o nolente, te le trovi in materia.

Il primo incontro è stato quando ne ho sentito parlare e avevo cercato subito qualche informazione in rete trovando qualche fotografia. Ho pensato che c’era un qualcosa dietro la sua linea, essenziale come piace a me (quasi una moderna forma del brutalissimo architettonico, vd. Centre Pompidou a Parigi), come un sapore accogliente… ecco, si sentiva il divertimento di chi l’aveva creata, giocosamente provocatorio.

Il secondo appuntamento galante è avvenuto fuori città: ero in una casa/studio per fare dei raddrizzamenti magnetici ed era stata una giornata lunga e faticosa, tutta di corsa, la sera avevamo una cena di lavoro e in tutto questo eravamo pure in ritardo.. 

Entriamo nell’ultima stanza ed eccola lì che ci aspettava.. l’amica da cui stavamo lavorando intercetta in un lampo il mio sguardo laconico e, in men che non si dica, mi ritrovo seduto sopra, legato ed imbavagliato con il temibile programma 2 partito mentre chiedevo se potevo rimandare alla prossima volta. Col corpo “brutalizzato” la mente riflette pensando sia una moderna tortura e chiede dopo 1 minuto di frullate di abbandonare la nave vibrante: sono troppo teso, i tempi sono stretti e non me la godrei..

Al terzo incontro ci siamo fidanzati. E’ avvenuto qualche mese dopo (repetita iuvant) quando Mario, un nostro amico che conosce bene e usa da tempo le nostre tecnologie, suona senza preavviso al campanello di casa e, passando sopra la nostra espressione sbigottita, entra direttamente nel salotto di casa con la sua Keope in mano, chiedendo di modificarla con tutto quanto ci veniva in mente.

Rapida riflessione.. e quando ti ricapita di poter avere mano libera su una base già grande?? Approviamo subito il piano diabolico, dice che da lì ad un mesetto passerà a riprenderla in modo da darci il tempo di testare e provare le migliori condizioni ed ampliamenti. Per farla breve la Keope è ancora con noi (è solo passato un anno e mezzo e il povero Mario ogni tanto fa capolino in studio per venirla a provare!)

Da quel giorno abbiamo fatto una montagna di modifiche ed integrazioni (vedi video su YouTube) e reso tante persone più felici.

I regali che ci ha portato sono stati moltissimi.. La cosa più bella? L’esperienza di sentirsi coscienza pura attorno al proprio corpo durante il cosiddetto rilascio.. sensazione impagabile.  

Come avviene? Diciamo in maniera estremamente sintetica che la coscienza tiene assieme la materia del corpo, dalle cellule alla sua interezza, tramite una vibrazione. Con i programmi della sedia, con il suono e le due bobine di tesla laterali spostiamo continuamente la via, su cui questa vibrazione si muove, costringendo il campo magnetico ad allargare la banda che allo stop delle sollecitazioni si ritrova più ampio ed allargato, ricentrandosi poi naturalmente su un nuovo assetto, più equilibrato.

Con l’allargamento delle vie magnetiche poi, avviene il rilascio delle memorie chiuse all’interno della materia (che generano inerzia) e, al ricentraggio, vengono spostate in zone di equilibrio tramite le onde dei cuscinetti Frequency posizionati sopra.

A questo punto, secondo voi, sapendo come siamo fatti, in questa condizione vuoi non approfittare dei canali aperti per inserire informazioni? Con chi riceve la sessione, si dirige tramite un proiettore olografico speciale (chiamato Holo), posizionato in asse con la schiena, immagini create da un’AI (Intelligenza artificiale) sulla base delle indicazioni della persona, in modo che queste nuove informazioni trovino posto nell’assetto materiale e di pensiero.

Una volta fatta quest’esperienza, si comprende realmente chi siamo: energia in vibrazione di cui la materia è solo forma di pensiero rallentato corrispondente.

E questo cambia forze e ruoli della vita e tutto scorre più facile..

Pillole di luce

Eccole lì tutte sparse sul tavolo come piccole saponette luminose con la coda che usciva da un lato, il cavo usb. 

Le accendevo una ad una collegandole al computer o alla spina del cellulare che aveva lo stesso attacco e pensavo.. magari mi compro uno di quegli apparecchi arcobaleno con mille prese usb così le accendo tutte assieme, una per ogni colore.

Ma quella RGB che ha tutti i colori in sequenza, dove la collego? E l’ultravioletto che nell’arcobaleno non c’è? Beh.. pensandoci bene, nell’arcobaleno ci sono 21 colori e ne vediamo solo 7. Posso attaccarlo ovunque che nessuno si accorge se sbaglio presa..

Assorto in questi profondi pensieri organizzativi osservavo lo spettacolo di tutte quelle piccole lampade k.Mini: ognuna aveva il suo colore ed un’emissione completamente diversa che la rendeva unica e adatta ad uno specifico compito. 

Queste piccole entità sono nate quando un amico aveva preso e ormai viveva in simbiosi con una k.Onirica, la lampada monocroma blu per dormire e, disperato dai continui viaggi, mi aveva chiesto se si poteva realizzare una versione portatile. 

Viaggiando tanto e cambiando molte stanze di albergo, al mattino avrebbe continuato a saltare giù dal letto dalla parte sbagliata (dove c’è il muro) ma almeno avrebbe dormito bene. 

La blu è stata la prima e più venduta a cui si sono poi aggiunte le altre… anche quelle che per difficoltà tecniche non erano realizzabili nelle monocrome. 

All’inizio le avevamo progettate con il filamento nano all’esterno, a forma di triangolo che teneva assieme la struttura e permetteva di fare programmi se collegata ad una media, poi l’abbiamo passato all’interno perché si rompeva troppo facilmente ed infine, con l’introduzione del Jack.Al, lo abbiamo eliminato in favore delle superfici programmate (un saggio diceva ciò che non c’è, non si rompe). Tanto con il programma sincronizzazione antenne si collegavano e usando il programma disconnessione si separavano così, se uno era in giro con la piccola a New York, poteva non far addormentare tutti a casa nel pomeriggio,.

La blu del sonno e della creatività, aveva poi un non so che di magico, un’energia leggera e, attraverso gli strati trasparenti incisi, proiettava bellissime geometrie sul pavimento. 

Successivamente, potendo osare con i led delle piccole, abbiamo finalmente creato la uv (luce di wood), il miglior campo di emissione per la notte. E lì si che i ghiri non si sono più svegliati.

A seguire sono nate la focus verde per la concentrazione e lo studio, la rossa per il fisico ed il radicamento, l’arancione per i rapporti e le relazioni, la rgb per ‘pettinare’ i campi stantii e ridare movimento a tutti i livelli, la bianca per elevare la coscienza e in ultimo la rosa, delicata ma potente, leggera come l’antigravità..

Qualche mese dopo tutto questo capitó un’occasione particolare: un gruppo di amici alienisti, che conosceva bene le nostre tecnologie, aveva chiamato per fare qualche esperienza con i campi e aveva chiesto di portare, oltre alle solite grandi, anche le medie. Il preavviso era poco e in casa avevamo solo una k.Rubra rossa, esattamente opposta al campo che serviva. Dicono che difficoltà ed opportunità viaggiano a braccetto.. 

Mumble mumble.. come facciamo?? 

Riflettevamo al tavolo, facendo volare la mini come un ufo..  ad un certo punto la facciamo atterrare sopra la Rubra.. ecco la soluzione! Si ride ma è geniale: si ottengono montagne di combinazioni e si crea il campo più adatto da due sorgenti che interagiscono. Da lì tre forellini ed una presa usb hanno fatto capolino sulla struttura della media.

Oggi ci sono tante piccole astronavine colorate che viaggiano per il mondo accompagnando i loro custodi e dall’angolo del comodino, dal bordo del tavolo o sul loro moderno Aereoporto k, vegliano sulle nostre menti.

Ps: Per natale scorso, presi da un raptus, abbiamo fatto versioni numerate con struttura bianca.. pare qualcuno l’abbia usate sull’albero dei desideri per collassare regali più belli..

Ninna nanna a frequenza

Era oramai quasi mezz’ora che la mia amica mi raccontava le gioie notturne dell’essere neo-mamma.. parlava, parlava, parlava e nel mio piccolo cervello si stava componendo la chiara immagine di una scena dell’Esorcista, dove la piccola indemoniata si arrampicava sui muri, gridando cose irripetibili agli spettatori.

Mi raccontava delle notti, insonni a ritmo alterno, dove ogni dieci minuti faceva un’ora sveglia e non ne poteva più. Trainato dall’immagine prima, ho pensato fosse ora di chiamare un prete poi si è fatto strada il più semplice pensiero di una pistola a narcotico, che più pratica, può funzionare bene anche dalla poltrona.

Dicono che quando due pensieri assieme sono troppo stupidi per essere sostenuti dalla vita, interviene una forza divina che ti riporta in strada. Vedo allora apparire nella mia mente il neonato in questione, con occhi rimarchevoli che batte il piede sul pavimento porgendomi un oggetto. Dalla mia bocca esce solo un gemito: creiamo una lampada per la notte!

Ma che colore e frequenza possiamo utilizzare? Mi lambicco il cervello, lo gratto “magneticamente” ed esce: durante la notte siamo distesi, la nostra schiena è parallela al terreno.. ehm…. quindi… se di giorno domina l’aria della mente, di notte domina l’acqua… la mente trascina i sogni dentro l’acqua del corpo, generando frequenze che lo raddrizzano. Tutto questo nel blu di mezzanotte dove, intera, si esprime la bellezza del cambiamento.

Il pensiero è talmente accogliente che quasi mi addormento..

Sento una voce in lontananza… ah ecco la mia amica sta ancora parlando al telefono. La liquido rapidamente e parto con disegni e progetti. Ne esce un bellissimo tempietto ancora senza nome. Combino a caso suoni astrusi cercando di dare ordine.. poi proprio il disegno, stufo delle mie peregrinazioni e quasi sorridendo, mi dice Onirica.. mi chiamo K.Onirica e smettila con tutte quelle scemenze che poi mi vergogno.

Tronfio della nuova uscita, montata parlandole come si fa alle piante (ehm.. forse lo faccio solo io..), la collego alla corrente e scopro che fa bellissime geometrie sul soffitto, quasi lo avessi fatto apposta. Penso: piacerà molto ai bambini che al posto di contare le pecore conteranno le stelline luminose sopra la culla.

Passa qualche giorno per le rifiniture e scopriamo che un sacco di amici hanno problemi di sonno e che inghiottono qualsiasi cosa per morfeizzarsi.. ne scegliamo alcuni e diamo il magico prodotto. Capiamo nei giorni dopo che con la chimica bisogna integrare e studiamo le frequenze da abbinare: nascono da qui Sblocco energetico (ripristina il movimento delle informazioni nel corpo) e Dormire bene che lavorano alla grande abbinate a quella Detox.

Negli anni a venire scopriremo che le applicazioni erano molto più ampie e che donando ore di sonno pieno e piacevole le persone avevano anche tanta leggerezza e meno problemi durante il giorno.

Molti poi l’hanno utilizzata anche di giorno accendendola durante le loro ore attive per migliorare le loro creazioni artistiche e alcuni per meditare: il suo campo donava la leggerezza all’animo e con l’uso del programma specifico li portava facilmente in onda theta.

…e alla fine i custodi delle lampade dormirono tutti, felici e contenti, con la magica luce ben posizionata ed accesa nell’angolo nord della camera e la zucca parcheggiata nel garage.

K-ingegneri focalizzati in chiesa

Avevamo compreso e ci osservavamo imbarazzati.. come non sapessimo cosa dirci. Avevamo appena fatto una riunione di un’ora in cui avevamo preso tutte decisioni possibili, con chiarezza e concentrazione ed il tempo era passato in un lampo. Il lavoro di giorni, fatto in un amen

Lo sguardo si era spostato alla K-Focus. Era merito suo o nostro? 

L’antefatto: qualche giorno prima ero con un mio amico che ha un gran buon gusto e che gestisce una nota società di analisi ambientali. Come suo ufficio aveva scelto, niente popo’ di meno, che una chiesa del 1200, con annessi chiostri, colonnine, porticati e campanile.. quale luogo migliore per illuminare un gruppo di affiatati ingeneri dediti all’ambiente.

L’ingegnere (e in casa ne ho un paio) per loro forma mentis sono restii a qualsiasi cosa non sia assolutamente e meccanicamente dimostrata quindi, fino ad un certo punto definito “ricerca a tentoni” oppure “finalmente ho un’idea che nella mia mente funziona e la provo nel mondo attorno che mi fa da cavia“, rientrano tra le categorie più lontane dal nostro mestiere. Quindi quale occasione più ghiotta per vedere se qualcosa funziona veramente?

Era qualche mese prima di Natale e il nostro generoso amico cercava qualcosa da regalare ai suoi amici e clienti che potesse dare una spintina nella loro evoluzione. Ed eccola lì appena terminata, la prima K-Focus, un tempietto di ottone e plexiglass (era la prima serie un po’ diversa da quelle di oggi) che si erge sul tavolino in mezzo a noi, tronfia del suo potere sobrio: alla vista, una semplice lampada con una ventola verde, un disco pieno di magneti infilato sopra con strane incisioni ed un piccolo jack per le frequenze dietro, nella realtà un generatore di plasma magnetico che risuonava con tutto l’ambiente attorno (e pensate che era una chiesa!).

C’era un po’ di eccitazione per i tanti progetti di cui volevamo discutere e tutti parlavamo come accelerati. Appena messa la spina ed accesa la magica creazione, un alone verde si è diffuso sui piani di plexi nero e sulle linee del disco trasparente, generando ammirazione per le geometrie che la luce creava tramite il disegno ma anche da sola, sul soffitto della stanza. Prendo il jackino per le frequenze e lo inserisco nel player facendo partire il programma focus. Il campo attorno alla lampada cambia completamente, meno incisivo si fa più morbido ed accogliente, senza dispersioni.

Sento come se le particelle di tutto il mio cervello andassero su un unica linea che lo attraversa da dietro a davanti. Sento lo stesso anche nel corpo dove le particelle scendono come lungo le pendici di una voragine, diritte nel cuore. Ho la netta percezione che questi due campi si accendano e diventino luminosi. Poi rifletto e penso al film visto la sera prima: l’ultimo episodio della Marvel… per scrupolo controllo di non essere Iron Man con il suo cuore di luce. Nonostante il sentirmi supereroe si faccia strada nel mio cervello, la mia immagine riflessa mi riporta alla realtà: esteriormente nulla di fatto.

Dopo questo tuffo nell’oceano dei miei pensieri durato circa 5 secondi, ritorniamo alla nostra riunione dove smarchiamo i vari punti. Aleggia una certa serenità nell’aria, sembra come se non fosse cambiato nulla ma tutto fosse diverso, tranquillo e chiaro nello stato e nella direzione. E’ una sensazione che condividiamo tutti.

Finiamo l’incontro e, come richiesto, lascio il magico manufatto per, a detta del mio amico, ulteriori indagini.. Dopo un paio di settimane ci risentiamo: mi racconta dei test effettuati sui poveri addetti in base oraria, quotidiana e settimanale. Alla fine, indovinate un po’.. lo hanno chiesto come regalo di Natale.

Da quel giorno ci fregiamo dell’onore: le K.Focus sono a prova d’ingegnere.

p.s. Sono passato diverse volte a trovare il mio amico nel suo splendido luogo di preghiera e già dalla prima volta ho visto che gli ingegneri quando si aprono alla creatività hanno proprio una marcia in più: le lampade non solo stavano funzionando a regime con la frequenza del momento più adatta (una volta c’era focus, una volta ho visto che girava concentrazione matematica e l’ultima volta ho visto addirittura cooperazione!) ma i generatori erano tutti posizionati per dare le massime prestazioni: in un angolo della stanza, leggermente sollevate da terra e con la scritta del piano superiore verso sud! Complimenti!

Le segrete avventure di un’amica animale

Domenica scorsa, dopo diversi giorni di pioggia ero andato in maneggio a trovare la Timsa (non è una cara amica di qualche oscuro paese lontano a cui il genitore ha dato un esotico nome, ma la simpatica bianca cavalla lusitana che da anni domina la scena della domenica). La Cha’ come sempre si occupava di creare un po’ di tafferuglio in giro e a me dispiaceva lasciare il cane stravaccato nel suo salotto mobile, con un sole così bello. Prendo il coraggio a quattro mani, vado alla macchina e decido di dare un tono sportivo alla giornata, portando a spasso Evi nei campi dietro alle scuderie.

Per l’avventura scelgo la longe da 5 mt, la lego al collare e via, si inizia la passeggiata.

Da subito la sobria cagnetta di un anno e mezzo e 65 chili, talmente bionda che la riesci a vedere anche con la fitta nebbia padana, inizia a tartufare (ndr. mette il naso a terra leggendo il giornale locale), travestendosi da astuto cane da caccia e parte a fucilata seguendo le tracce, con me al seguito. In questa situazione, non si capisce bene chi porta chi.

Per terra c’è ancora il fango per la pioggia dei giorni scorsi e le mie scarpe hanno la suola da skateboard, quindi praticamente liscia, ogni tanto scivolo ma a parte qualche professionistico passo di danza, nulla di che.

Dopo 20 minuti di camminata pattinando, arriviamo al grande campo dove passa un contadino col suo trattore rosso. Simpatico ed amichevole, saluta il cane guardandolo dall’alto e la piccola alana lo osserva, ringalluzzendosi e tirando un poco il guinzaglio per inseguirlo. Il dominio del capo si vede in alcune circostanze e questa sembra proprio una di quelle: la tengo, facendo un finto grigno diabolico con la faccia cattivissima come mi è stato insegnato anni fa, il cane mi guarda perplesso e si ferma ad osservare lo spettacolo. Compiaciuto dell’effetto addestrativo, procediamo tranquilli.

Dopo un po’ di tira e molla lungo la strada di terra, la faccio scendere nel campo fangoso mentre rimango sulla strada rialzata.

Evi si ferma, alza la testa e scruta il lontano orizzonte al fondo dell’infinito campo, dove il puntino rosso del trattore si muove ancora e dove il contadino assonnato la saluta palesemente.

Come in un campo dei potenziali, il cane osserva e vede tutte le possibilità.

Io inavvertitamente penso: magari la lascio libera per un po’ così si diverte. Non finisco il pensiero che metto a fuoco il suo sguardo diritto su di me, dominato da un cambio netto e determinato nei sui occhi.. sembrava quasi divertita all’idea di ciò che stava per capitare e…. via! Parte a fucilata come se il guinzaglio gliel’avessi già tolto… porc*.. mi da uno strattone così forte (5 metri di slancio) che salto dalla strada al campo fangoso 2 metri più in basso, dove pattino come facessi sci d’acqua!

Miracolosamente riesco a tenere l’equilibrio e dopo una decina di metri dove ho battuto il record di salto triplo in assetto asimmetrico, si ferma il tutto.

Per sopravvivenza, decido di liberarla e lei riparte a rincorrere la malcapitata preda di adatte dimensioni (il trattore)… Sparisce come un puntino all’orizzonte e già penso alla paternale che mi aspetta a casa per aver perso il cane.

Con fede incrollabile nel Creatore rimango impassibile e cammino leggiadro e libero sulla strada sterrata. Nel delirio della situazione passata penso: avessi messo l’antennina, le farei un bel programmino per farla rientrare (oppure potrebbe sentire meglio i miei improperi anche da laggiù).

Animal Bone è una piccola medaglietta per i nostri amici quadrupedi che può essere collegata al JackAl e ricevere programmi frequenza ed informazioni. Alcuni la accoppiano ad un Blue-R personale in modo da creare una piccola rete dove, tramite la frequenza i pensieri sono messi in comune con il proprio animale e ci si capisce meglio.

Penso alla velocità con cui ha fatto tutti quei metri e mi immagino come sarebbe un alano a fare Flyball e sorrido.. Anni fa, tra i primi ad usare questo sistema ci sono stati due amici, che fanno da anni gare di Agility (che tutti voi conoscete bene) e Flyball (sport canino da assatanati appassionati, che lanciano a tutta velocità i loro cani in un campo, a rincorrere una palla sparata a 200 da una macchina, misurando il tempo con cui non uno, ma l’intera squadra canina termina il percorso). Con loro funzionava bene, mettevano l’ossicino al collare del cane, facevano girare il programma dedicato prima della gara e guadagnavano secondi sul giro.

Tempo di finire il mio pensiero ed il mio adorato cane, non so se per paura del ceppo magnetico al collare o per sua semplice bontà d’animo nel vedermi inerme ed abbandonato, ritorna.

Infangati, lei fin sopra l’ultimo pelo, io ovunque, rientriamo..

Pensando a come non farmi beccare, la rimetto così com’è, fangosa e un po’ bagnaticca, nel baule.. tanto la macchina è già zozza.. mica si accorgerà..

Pensando di farla franca, chiudo la porta e sento un’oscura presenza alle mie spalle che mi chiede: “Tutto bene col cane?”, Io in un lampo penso: “Come ha fatto già a beccarmi?” ed osservando lo stato dell’auto rispondo con leggerezza: “Perfetto, è stata un’amore!”, saliamo, il cane si scrolla tirando gli ultimi schizzi di fango su tutti i vetri e a quel punto non mi tengo più al ridere..

Aria pulita in autostrada, brezza marina nella mente.

L’inquinamento è la presenza di informazioni che divengono particelle dislocate in spazi non equilibrati rispetto al flusso della dimensione temporale osservata.

Wow che super frase d’effetto… ma cosa significa??

Avete presente gli epici viaggi per il we lungo di Pasqua, dove tutta la nazione assieme si dirige all’unisono al mare, quasi fosse stato reso operativo un decreto presidenziale?

Durante quei viaggi avrete notato tutti che, sulle autostrade, in corrispondenza dei ponti, si sente la macchina fare tutump tutump… come se la strada fosse stata fatta con i lego.. – Ndr In realtà si chiamano giunti isostatici e servono per ammortizzare le deformazioni termiche del materiale ovvero fanno in modo che il ponte d’estate non salti in aria e d’inverno non cada giù..

Lasciando perdere le divagazioni tecniche, diciamo che il tempo in cui sviluppiamo la nostra vita – Ndr “interessante questo termine.. come la luce in una fotografia.. scusate oggi proprio non ce la faccio a non deviare– è come una strada fatta con i lego, mattoncini (frammenti) di una certa misura che sono uniti da “giunti magnetici” invisibili.

In questo panorama, noi (Osservatori) siamo i turisti alla guida della macchina (il nostro corpo) e la nostra velocità è abbastanza alta da non farci sentire le connessioni, come se volassimo a pochi centimetri da terra e la strada fosse tutta un unico pezzo.

Nella natura, i giunti invisibili sono porte che ci alzano e aprono il blocco rendendolo grande quanto uno schermo, ci fanno entrare nelle molecole dell’asfalto, dove scopriamo l’intero panorama di prima per poi uscire alla fine del blocco, prendere aria e rientrare in occasione del giunto successivo. Ci sono quindi migliaia di autostrade dentro l’autostrade e, come al cinema, con un certo ritmo di entrata-uscita non vediamo più le singole immagini ma il film intero, senza interruzioni.

Diciamo poi che questi schermi-immagine sono fatti da pixel, ovvero piccoli quadratini di una dimensione specifica, composti a loro volta da altri quadratini, sempre in proporzione ma ancora più piccoli e tutti assieme creano l’immagine. Questi sono distribuiti ovunque e si muovono in tutte le direzioni.

Alcuni, particolari, convergono diritti verso di noi, e di solito sono collocati nello schermo in basso (campi acquosi) altri, di solito nella parte alta, spingono in avanti (campi aerei). Quando nella nostra famosa via per il mare procediamo tranquilli, senza cambiare corsia, frenare o dover accelerare, le due aree hanno la stessa energia e ci danno una mano a procedere dritti e armonici, come lo slancio di una macchina che scende al mare (grazie inerzia!).

Ora, quando alcuni gruppi di pixel che magari hanno lo stesso colore si uniscono assieme o sono vicini, si generano forme, macchie visibili all’interno dello schermo.

Questi sono elementi chimici o materiali che,
se vengono verso di noi, sono liquidi,
se si allontanano, sono gas.

Se il movimento generato da questi pixel uniti, esce dal baricentro, come potrebbe fare per la macchina una gomma sgonfia, il campo tenderà a deviare dalla traiettoria ottimale, alcune parti dello schermo man mano non saranno più visibili e noi, per rimanere in strada, dovremo utilizzare energia tenendo sterzato il volante per andare diritti. Questi elementi sono gli inquinanti.

Non esistendo pneumatici e autogrill nel campo magnetico (almeno non lo ho ancora visti) ed essendo la strada in questione “elastica” noi, con un colore scelto bene, possiamo sbattere l’asfalto dal fondo muovendolo oltre l’altezza degli ‘schermi’, come un tappeto e fare in modo che lo sporco voli via e poi, con un pettine della misura giusta, andare avanti e indietro, orientando ciò che rimane.

Il colori quindi danno la tensione al tappeto e le geometrie incise sono il pettine: ecco quindi spiegato come funzionano gli strutturatori dell’acqua Walter e dell’aria Ehir.

Le spiraline del potere

Due piccoli bottoncini hanno fatto capolino sulla mia scrivania.. li osservo quasi sospettoso. Come fanno due oggetti così piccoli ad ottenere tutti i risultati di cui si parla?

Guardo meglio nel tentativo di scorgerne i meccanismi, di carpirne qualche segreto.

Un sottile filo nero di metallo avvolto a spirale da una parte e una rondellina dall’altra.  Il telefono suona, mi distraggo un attimo, giusto il tempo di fare due parole ed ecco, non trovo già più uno dei due miracolosi manufatti. Sudo sette camicie per le mie paure poi mi dico che alla fine, per quello che sono, costano poco e la disperazione viene meno. Fatto il pensiero magicamente riappare la dispersa, si era solo fatta un giro sul tavolo (probabilmente rispondendo l’ho spostata) ed era solo un po’ più in là.

Penso: “piccole così è meglio averne cura poiché in un attimo si perdono”. Decido quindi di non buttare il sacchettino con cui mi sono state consegnate e di utilizzarlo per riporle quando non le uso.

Ri-penso: “Stasera ho la partita di pallavolo e voglio proprio utilizzarle, così mi faccio la figura del campione anche se nell’ultimo mese non ho fatto nulla..” Dicono che applicate in alcune parti del corpo danno più energia e fanno saltare di più.

Mi ravvivo e rientro dai miei pensieri, tra poco devo uscire, se no farò tardi. 

Inizio le operazioni e cerco il cerotto da garza che avevo comprato tempo fa.. proprio giusto come consigliato: quello della 3M, il Micropore, dicevano che la colla usata, dava meno fastidi alla pelle e teneva i 3giorni necessari per la mia applicazione. Potrei usarle solo per la partita di stasera, ma se funzionano così come dicono chi le toglie più! 

Taglio quindi un primo strato di nastro, prendo la prima spiralina, taglio un secondo strato e faccio un sandwich ‘imbottito’ con la spirale

Mi accorgo che per quest’uso la spirale deve spingere energia nel corpo quindi deve essere posizionata con l’anello di metallo verso la pelle.. ovviamente ho sbagliato il lato adesivo del cerotto e mannag*… devo rifare tutto da capo. 

Rimanifesto il panino e… dove le metto? Ci sono tante posizioni utili.. i piedi, le anche… scelgo le spalle: appiccico il primo panino a destra, metà strada dal collo, nella zona morbida del trapezio e la seconda simmetrica.. sento subito un po’ di leggerezza alle spalle, ma nulla di particolare. 

Volo al Palasport dove i “nemici” della serata, sono già lì pronti che si scaldano con un tifo da stadio.. mi svincolo tra la folla e volo a cambiarmi.

Dopo 5 minuti sono in campo e inizio a correre, chiacchiero con i miei compagni e mi sento più sereno del solito (saranno i superpoteri delle spiraline), mi scaldo velocemente e inizio a palleggiare. Le spalle sono veramente leggere ma anche il corpo è più reattivo. Arriva il momento delle battute, di questo sono un maestro. Alzo la palla con un pizzico di effetto, la tocco preciso e forte come so fare e… la palla si schianta sul muro di fondo! Intendo: non la linea di fondo campo, proprio il muro di fondo, lasciando anche un bel segno sulla parete, con le righe del pallone. Ma come cavolo è possibile?? Dall’altra parte della rete già ridacchiano. Forte di tutto il mio fastidio, trovo finalmente il ritmo giusto e le nuove lunghezze.

Inizia la partita. Ho saltato come un grillo e sono riuscito a fare muri praticamente impossibili. Alla fine perdiamo, ma ci siamo divertiti e stranamente non sento la stanchezza. Vado a fare la doccia e.. dimentico le spiraline addosso. Me ne accorgo rivestendomi, controllo che sia tutto a posto e sembra nulla si sia rovinato, il cerotto ha tenuto e sento ancora leggerezza. Mi vesto rapidamente, vado tutto soddisfatto verso casa e uscendo dagli spogliatoi, imbacuccato per il freddo cane, passo di fianco alla curva avversaria, per l’occasione schierata davanti all’unica uscita. Due tifose dell’altra squadra parlottano allegre e dicono tra loro:”ma hai visto quello che quando schiacciava rimaneva per aria ore aspettando che la palla scendesse verso di lui?? Incredibile”. 

Questa volta ridacchio io con il mio segreto e leggero come appena riposato me ne esco. Magari dopo cena vado anche in discoteca.

Aggiunta di qualche giorno dopo: nei giorni successivi ho notato che il ricupero dalla stanchezza della partita è stato molto più rapido e praticamente zero acido lattico!  

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